sabato 14 gennaio 2012

PER DISGRAZIA RICEVUTA

Il convento era una grande casa, una bolla di silenzio nella quale i monaci pregavano e lavoravano. Qui l’onesto operare si era mutato in natura. Più in là una strada diritta e costeggiata da platani conduceva al paese diviso in due da un esiguo corso d’acqua e circondato da un’invisibile muraglia di bellezze. Ancora più in là il bosco della Vizza cullava piccoli gufi tutt’ora implumi.

Il Padre Priore cercò fra Felice nella cappellina che si trovava oltre il cortile del convento. Costui era un fraticello tanto solitario che talvolta, anche quando era solo, si considerava perfino di troppo.

“Devo parlare con te fra Felice”, disse il Padre Superiore, “ma non qui. Nel mio ufficio”.

I due religiosi si recarono nell’ufficio. “Scusami per l’interruzione delle preghiere, ma ho urgente bisogno del tuo consiglio. Tu hai spesso un’opinione diversa dalla mia e ciò impedisce che sbagliamo entrambi”. “Il mio consiglio?”, rispose il frate scrutando il Superiore e meravigliandosi di come la pelle umana possa tendersi senza rompersi. “Ma io non sono istruito. Si figuri che fino a ieri ero convinto che la bigiotteria consistesse in un paio di perline in più nella corono del Rosario!”.

“No. Questa è la bigotteria e non la bigiotteria, ma torniamo all’argomento. Si tratta di una decisione che riguarda il nostro convento, il nostro Ordine, forse il mondo intero …”, ribattè il Priore. Fra Felice non capiva e chiese: “Che succede?”

“Uno scienziato ha recentemente lasciato in eredità al nostro convento il contenuto di una cassetta di sicurezza presso la Banca di Credito Cooperativo. Non comprendo il motivo di tale gesto, anche perché il defunto sapeva bene come noi religiosi pensiamo di gente come lui, illusa di poter manipolare la natura senza conseguenze”.

“Che c’era nella cassetta di sicurezza?”, chiese curioso fra Felice. Il Priore tirò fuori dal cassetto una bustina e la consegnò al confratello.

“Sembrano delle sementi”, disse quest’ultimo. Il Padre Superiore confermò: “Giusto. Roba di nessun valore, sembra. Ho però piantato un paio di queste sementi. Tu sai bene che la botanica è sempre stata la mia passione”.

“E allora?”, si informò fra Felice. Il Priore prese dal davanzale un vaso nel quale c’erano due robuste pianticelle. Le foglie erano di un colore cipriato e rigogliose, i rami scuri e flessibili. Ma la vera meraviglia erano le bacche. Queste erano grandi come una ciliegia e sembravano d’oro. Fra Felice ne toccò una , sentì che era dura, metallica, e concluse: “Nocciole con buccia d’oro”.

“È così fratello. Ho già consultato un gioielliere. Di fronte a noi c’è un capitale”.

“Mio Dio …”, sospirò il frate, “questo è un miracolo! Comunque, a prescindere da tutte le riserve da tutte le riserve che si hanno nei confronti dell’ingegneria genetica, un orticello con qualcuno di questi cespuglio risolverebbe molti dei nostri problemi. Potremmo iniziare quel progetto di irrigazione in Africa che abbiamo dovuto sospendere pere mancanza di denaro e l’ospedale in Brasile, che sta a cuore al nostro Superiore Generale(che Dio l’assista sempre), potrebbe essere finalmente ultimato. Senza parlare dei vantaggi anche per i poveri che assistiamo. Come si sa, l’egoismo si integra facilmente, mentre l’altruismo rimane parola straniera. Inoltre anche i posteri ci ricorderanno”.

“Sei entusiasta fra Felice?”, chiese il Priore con una punta di scetticismo pensando che, in fin dei conti, i posteri non hanno mai fatto nulla per nessuno.

“Così non dipenderemmo più dalle incerte elemosine dei benefattori e potremmo fare veramente un po’ di bene. Che c’è di male, dunque? Solo i miopi credono che la fortuna sia cieca”.

Il Priore sorrise e soggiunse: “Questo è stato anche il mio primo pensiero, ma poi sono sorti dei dubbi”.

“Dubbi?”. Fra Felice non riusciva a capire.

“Si. Ed è di questo che vorrei parlare. Sai bene che il tuo parere è prezioso …”.

“Non capisco cosa ci sia ancora da argomentare. Un’occasione simile è un segno della provvidenza: Bisognerebbe scrivere sulla bustina: -Per grazia ricevuta –“.

“Quante di queste sementi useresti, fra Felice? Una? Cinquanta o forse più?”

“Perché non un orto intero? La miseria del mondo è grande, così potremmo superarla. Ogni bacca d’oro basterebbe a sfamare e istruire un bimbo del Terzo Mondo per un anno intero!”

Il Padre Superiore sembrava non condividere l’ottimismo del confratello: “Forse è così: Ma che accadrebbe poi? Tutto andrebbe bene se ci limitassimo a un paio di cespugli, ma se volessimo rimediare alla miseria mondiale, avremmo bisogno di una piantagione. Bisognerebbe produrre tonnellate d’oro. Altri ruberebbero le nostre sementi prima o poi e sorgerebbero altre piantagioni. Poco dopo il prezzo dell’oro incomincerebbe a scendere. Il fatto danneggerebbe in un primo tempo i gioiellieri e quanti posseggono oggetti preziosi. Più tardi le riserve auree delle banche centrali si svaluterebbero e il denaro non varrebbe più nulla. Seguirebbe una crisi economica che getterebbe nella miseria milioni di persone! Anche chi ora vive nel benessere conoscerebbe le difficoltà …”

“Anche le nostre piantagioni d’oro non varrebbero più nulla – aggiunse fra Felice -, poiché l’oro sarebbe una merce importante. A ciò si aggiunga che anche i nostri benefattori diventerebbero poveri e non potrebbero più farci l’elemosina. Altro che eliminare la povertà dal mondo! Così facendo l’avremmo soltanto aumentata e inoltre non avremmo più la possibilità di fare quel poco di bene che facciamo ora”.

“Il tuo parere mi conforta, fra Felice: Pensiamo alla stessa maniera. Ciò mi alleggerisce la coscienza. Scriviamo dunque sull’involucro dell’eredità: -Per disgrazia ricevuta- “, concluse il Priore.

La bustina con le sementi fu deposta nel portacenere che era sul tavolo, il quale per altro conteneva un mozzicone di grosso sigaro. Il Superiore prese lentamente un fiammifero, lo strofinò con la cattiveria dell’intelligenza e lasciò che l’eredità fosse divorata dal fuoco, mentre fra Felice emetteva un rassegnato sospiro simile a un clistere mentale.

Nerio De Carlo

Nessun commento:

Posta un commento