sabato 14 gennaio 2012

L’EREDITA’

Vivevo all’estero da anni: un tempo sufficiente per comprendere come un miserabile passato possa in breve trasformarsi in un presente carico di nostalgia. A pensarci bene sembra che il passato non fosse mai ideale, se si rammenta Giobbe. E nemmeno il clima deve essere stato buono, se si pensa a Noè.
L’occasione per tornare fu la morte dello zio Toni. Un amico con la “A” maiuscola mi ospitò nella sua bella casa dalla facciata affrescata e dalle travi miniate. Si sa, amicizia significa anche lieto scambio fra valori che rischiano di diventare monete fuori corso.
Monete? Il defunto zio mi aveva lasciato, oltre all’orologio con catena d’argento, la sua collezione di monete per l’appunto.
“Monete comuni, non a fondo specchio. Non valgono: Queste due, però …”, mi spiegò un intenditore.
“Che cos’hanno?” – chiesi fiducioso.-
“Queste due col segno del Sagittario sopra l’indicazione del valore potrebbero essere rare e rientrare nella classe B6/III”.
“Quanto potrebbero essere quotate?”
“Otto, nove …”
“Novemila?”
“Novecentomila! Bisognerebbe farle stimare da un numismatico in città”.
Mi recai subito alla stazione e chiesi un biglietto. Un addetto mi chiese quale fosse il mio peso.
“Come sarebbe a dire?” – domandai incuriosito.
“Il biglietto ha un prezzo secondo la percorrenza e il peso del viaggiatore. Da agosto è entrata in vigore questa norma. C’è una bilancia accanto allo sportello: Emette lo scontrino col peso, ma bisogna introdurre due monete da cento”.
Continuavo a non capire.
“La posta applica da sempre questo criterio per tutto ciò che spedisce: Maggiore peso, maggiore costo. Perché non dovrebbe essere così anche per le persone?” – ribattè l’addetto.
Feci come mi era stato indicato.
“E la valigetta?”
“Roba da poco. Vado a far stimare una certa cosa”.
“Ah, si tratta di un viaggio d’affari. C’è il 50% di supplemento da pagare”.
“Allora lascio la valigetta al deposito bagagli”, decisi pensando di mettere in tasca le due monete che mi interessavano. E così feci.
L’addetto del deposito mi chiese con un’occhiata impositrice: “Che cosa contiene la valigetta?”
“Come sarebbe a dire?”
“Più il bagaglio è costoso, più si paga per il deposito”.
“Sono monete di nessun valore, tanto che non le porto nemmeno con me in viaggio”.
“Quand’è così, calcoliamo un valore presunto. Centomila, diciamo. Sta bene?”
Il treno stava arrivando e non avevo più tempo per discutere. Accettai il concordato, ma non la parte che mi sembrava, forse a sproposito, un lavaggio del cervello che insudicia l’intelletto.
Durante il viaggio ricordavo, forse ancora a sproposito, le parole con le quali Adamo di Lilla già nel XII° secolo aveva definito povera, letteralmente “penuriosa”, la latinità.
Trovai facilmente il negozio di numismatica. Vi entrai incurante del fatto che chi vuole fare carriera come bugiardo, deve almeno conoscere la verità.
“Vorrei vendere un paio di pezzi rari della classe B6/III”, esordii con aria da intenditore.
L’esperto e il suo socio dal fisico anoressico osservarono le monete con la lente. Poi le pesarono. Infine fecero qualcosa con un acido, credo. Io non dissi nulla, per non intaccare la mia posizione di venditore.
I due sfogliarono qualche catalogo. Intanto mi guardavo in uno specchio che era nel negozio e pensavo che il diavolo dev’essere stato l’inventore degli specchi. Prima la gente era tutta bella. Gli specchi sono inquietanti. Se uno sta in piedi, la parte destra è riflessa sulla sinistra e viceversa. Ma il capo non viene mai riflesso al posto dei piedi e viceversa. Se uno stà sdraiati sul pavimento col capo da una parte e i piedi dall’altra, le estremità, benchè in posizioni laterali, sono riflesse senza inversioni. Ma la gamba sinistra diventa la destra e viceversa.
“Dunque. I due pezzi sono veramente della classe B6/III, egregio. Eccoli qui nel catalogo”.
“comincerei a trattare dai due milioni in su”.
“Dobbiamo ancora esaminare la zigrinatura”.
L’esame con la lente ricominciò. Mai come in quel momento fui convinto che i guai dell’umanità dipendessero dalla gente sbagliata con idee giuste e della giusta con le idee sbagliate.
“Guardi anche Lei” – conclusero gli esperti – “Classe B6/III con variante x, costo centomila. Con variante y, costo novecentomila. Le sue monete hanno la variante x. Centomila è il prezzo del catalogo, dal quale vanno detratte le imposte e le commissioni. Un collezionista potrebbe darle trentamila, sempre se riesce a trovarne uno di questi tempi2.
Durante il viaggio di ritorno una originale pubblicità attirò la mia attenzione: c’era l’immagine di un leone dall’aria sofferente. La scritta rammentava che “contro pulci e pidocchi anche il re della foresta è impotente”, ma ora c’è il prodotto adatto, per fortuna. Decisi di includere la collezione di monete lasciatami dallo zio Toni nel testamento che farò in favore del mio unico nipote. Con calma, s’intende.

Nerio De Carlo

Nessun commento:

Posta un commento