sabato 14 gennaio 2012

I TOPI

Dopo decenni di lontananza era logico che Bepi avesse più cose da ricordare che da sperare. Tra le prime c’era una chiave di casa, nascosta prima di partire in un foro praticato dal picchio ne gelso del cortile. La mano frugò dubbiosa. La chiave c’era ancora.

La porta si aperse docilmente, quasi non fosse rimasta chiusa per anni. Un brulichio di topi si sciolse grigio in ogni direzione; una civetta sgusciò con volo basso da una finestra rotta; sul tavolo in cucina c’era ancora un pigliamosche all’aceto, come si usava decenni prima.
La situazione non era confortevole, ma Bepi avrebbe riportato la casa alla normalità. Durante la notte riposò poco: i topi erano ritornati in cucina e anche il granaio pareva una palestra per le loro corse. Forse era tornata anche la civetta.

La mattina seguente Bepi si recò in Comune per le formalità del suo ritorno. Un’impiegata con la faccia trapezoidale e dalle movenze autoinguinanti gli chiese: “Qual’era il suo nome?” – “Il mio nome non era, è ancora …”, rispose esibendo il passaporto con i molti visti consolari.

L’ossessione dei topi era diventata un reumatismo interiore. Quel giorno era per l’appunto mercoledì, giorno di mercato. Era dunque possibile acquistare le trappole per gli odiati roditori. Strada facendo Bepi guardava i campi ordinati e pensava tra sè: “Sarebbe bello se buoi e cavalli potessero guardare dalla strada uomini stanchi aggiogati all’aratro”.

Il mercato era identico a quello dei ricordi: il mercato è una legge e come tale esula dai cambiamenti disposti dalle altre leggi.
Nell’ultima bancarella c’erano articoli di ferramenta: serrature per porte blindate, martelli niente morsi per cavalli, niente alari per il focolare.
Bepi cercava trappole per topi. Ricordava che si chiamavano “coteghi” nella parlata di un tempo e si affrettò a farne richiesta . il venditore, vestito di un nero penitenziale, non comprese. Altri clienti si offersero in aiuto.
Un esteta della magrezza disse che quello era un articolo da cercare in farmacia.
“Ma no – intervenne un ometto con la faccia da untore -, queste cose si vendono in drogheria”.

Bepi non comprendeva più la gente? Lo assalì una crisi d’identità, cioè di quella caratteristica che fa la differenza tra una persona e il resto del mondo. Una situazione del genere poteva solo essere una conseguenza del verme solitario della burocrazia o di una ideologia, perché gli uomini che non hanno idee usano le ideologie.

Gli altri giorni della settimana passarono inesorabili come pulviscolo di clessidra.
I topi intanto non concedevano tregua. All’improvviso la delusione e la rabbia furono attenuate da un ricordo: Anna Caterina, l’amica degli anni verdi, chiamava “tamai” le trappole per topi!

Il mercoledì successivo Bepi ritornò al mercato a cercare i tamai. “Provi dal tabaccaio”, fu la risposta del mercante con la faccia che sembrava scolpita nel lutto. Altri discussero tra loro su come e dove potessero essere reperiti quegli strani articoli. I consigli vennero poi coscienziosamente sillabati, affinchè risultassero comprensibili allo sconosciuto cliente.
Era chiaro che quel pollaio di personaggi aveva scambiato Bepi per uno straniero con scarsa conoscenza della lingua. – “Già – pensava egli -, le parole sono il sangue della lingua. Quando le parole si logorano, la lingua ha cattivo sangue e si ammala. L’unico modo di preservare le parole dal logorio è scrivere poesia”.

I topi continuavano la distruzione di quanto fosse rosicchiabile. Forse Anna Caterina, che nella memoria di Bepi rappresentava sempre la risposta ecologica al silicone, conosceva le parole nuove necessarie per il rientro nella realtà. Loro due erano stati amici per anni. In chiesa, quando tutti chinavano il capo al momento del Sanctus, essi si scambiavano sempre un rapido sguardo di complicità: Un giorno si dissero che l’amicizia non era come un tubetto di dentifricio, che una volta premuto non può più ricevere alcun contenuto. Ma come rintracciare quella ragazza? Ragazza! Anche per lei il tempo era passato. Ma in realtà non esistono donne vecchie: al massimo ci sono donne che sono rimaste giovani più a lungo di altre. Un’idea balenò furtiva: in osteria, nel cenacolo del vino, si sanno molte cose, magari anche come ritrovare Anna Caterina.

L’edificio, dove un tempo si trovava l’osteria, c’era ancora. Era stato trasformato in un negozio di alimentari con attiguo bar, bello e ordinato come una stanza da bagno. Bepi entrò fiducioso, benché sui tavolini mancassero le unte carte da gioco trevisane. Chiese un rosolio. “Deve rivolgersi al fioraio. Il negozio qui vicino”, rispose la cassiera. Come chiedere altre notizie dopo un simile equivoco?
Eppure una soluzione doveva pur esserci. Un gatto, per esempio: da sempre i gatti cacciano i topi. Però, visto come andavano le cose e considerata la pubblicità divulgata dai cartoni animati di Tom E Jerri, i risultati potrebbero essere dubbi.

La domenica successiva Bepi pensò di andare in chiesa, sperando che almeno questa non fosse cambiata. Forse anche Anna Caterina vi si sarebbe recata.
Strada facendo pensava: “Con tutti questi cambiamenti perfino il racconto evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci potrebbe suonare come incitamento all’evasione fiscale. Non risulta infatti che il Redentore abbia pagato l’IVA”. La chiesa era sempre la stessa, solo che ora c’era il riscaldamento. La messa era invece cambiata, ma soltanto nelle parole che non erano più in latino. Anche il momento del Sanctus non era cambiato. Tutti chinarono devotamente il capo. Bepi non lo fece. Il suo sguardo incontrò quello di una donna, che aveva fatto lo stesso. Sembrava la felicità promessa.
Nerio De Carlo

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