lunedì 8 aprile 2013

XXXIX – LA VERITA’ SULLA CATTURA DEL BRIGANTE MUSOLINO




dal libro “Luigi Borsoi   MEMORIE DI UN MARESCIALLO DEI CARABINIERI (1877-1967)”  pag.86-88
                                                               a cura di Mario Borsoi             


                                      
Prima di giungere a questo punto della narrazione delle mie memorie, avevo già descritto alcuni particolari che conseguirono l’arresto del brigante Musolino e per brevità qui ne allego una copia.

Sul  “Corriere della Sera” del 29.11.1956 è stata riportata la notizia della morte dell’ex carabiniere Angelo Moretti che partecipò alla cattura del brigante calabrese Giuseppe Musolino dopo uno scontro a fuoco, nel corso del quale il brigante era rimasto miracolosamente illeso.
Per la verità senza tema di smentita, riferisco che il brigante Musolino non fu arrestato in uno scontro a fuoco, ma in circostanze che qui di seguito descriverò.

In un pomeriggio avanzato dell’autunno dell’anno 1901, i carabinieri, allora miei colleghi ed amici, Feliziani e La Serra stavano eseguendo una delle normali perlustrazioni su una strada a pochi chilometri da Acqualagna – mandamento di Fossombrone – quando a circa 20 metri videro comparire, e venire loro incontro, un individuo sconosciuto apparentemente forestiero e creduto un comune vagabondo.
Il carabiniere Feliziani, di carattere sempre gioviale, specie quando si trovava i caserma, rivolgendosi al vagabondo gli disse: “Ehi, dove vai?”. Lo sconosciuto, approfittando di una stradina laterale che portava sull’aia di una casa colonica, dapprima allungò il passo, poi, si mise a correre. Attraversò l’aia proseguendo per la campagna, leggermente in pendio e coltivata parzialmente a vigneto, e dopo essere andato a sbattere con il petto contro un filo di ferro, posto a sostegno delle viti,cadde ed estrasse un pugnale.
I carabinieri appena lo videro deviare dalla strada, e correre, si precipitarono all’inseguimento e riuscirono a bloccarlo.
Il Feliziani, più veloce, riuscì in un attimo a saltargli addosso afferrandogli la mano armata prima di dargli il tempo di prendere posizione, salvandosi, così, da una reazione che avrebbe potuto avere conseguenze gravi. E subito giunto il collega La Serra lo disarmarono e lo ammanettarono.
Perquisito, gli trovarono pure una pistola e nelle tasche un portafogli contenente circa 400 lire che propose in regalo ai carabinieri se lo avessero lasciato libero. Non aveva documenti d’identificazione.

Sull’aia della casa vi era una contadina che udì il fuggitivo dire, mentre gli passava davanti: “I carabinieri”. Quella donna poté assistere alla drammatica cattura del criminale più temuto di quel tempo.

Tradotto in caserma e perquisito più minutamente gli fu trovata appesa al collo una medaglietta  con l’effige della Madonna d’Aspromonte. Chiestogli le generalità rispose di essere “Nicola Colafiore” di Pescara.

Il Feliziani, dopo due anni d’ansiosa attesa, aveva, qualche giorno prima, ottenuto una breve licenza da trascorrere in seno alla propria famiglia e godere un po’ di libertà: perché in quei tempi non vi era la libera uscita, ma soltanto servizio di caserma; vinse la resistenza fatta dal suo superiore e partì  per il suo paese,credo in Umbria, il mattino successivo dell’avvenuto arresto del  “brigante Musolino”.

Il Comandante della stazione telegrafò allora a Pescara per informazioni e la risposta fu negativa perché in quel paese il nome di “Nicola Colafiore” era sconosciuto.
La medaglietta, il linguaggio ed i connotati rilevati dal bollettino delle ricerche diedero forte motivo di sospettare che l’arrestato fosse il “brigante Musolino”. Furono così invitati ad Acqualagna il Sindaco d’Aspromonte ed un congiunto di Musolino: il Sindaco, dopo un confronto, confermò; ed il congiunto negò di riconoscerlo. Solo due o tre giorni dopo ammise d’essere Musolino, e disse che fu:”…chillu filo…” a tradirlo.
Al carabiniere Feliziani, dopo due giorni che si trovava in licenza, si presentò il medico del luogo per dargli visione dell’articolo di un giornale che confermava che i carabinieri di Acqualagna, qualche sera prima, avevano arrestato un individuo armato di pugnale e pistola sospettato d’essere il pericoloso “brigante Musolino”. Il Feliziani rispose che erano stati lui e il suo collega La Serra ad operare quell’arresto. Poche ore dopo il Feliziani riceveva telegrafico ordine di rientrare immediatamente alla stazione, essendo stato identificato in Giuseppe Musolino l’arrestato.
Per tale operazione  a Feliziani e La Serra fu concesso un premio di 1000(mille lire) depurato da r.m.; rimasero da dividersi lire 925, e furono messi a regolare corso d’istruzione per l’avanzamento al grado di Vice Brigadiere.

Io, allora, appartenevo alla stazione d’Isola del Piano, con giurisdizione quasi limitrofa a quella d’Acqualagna. Per motivi di servizio avevo frequenti contatti con i predetti carabinieri, e qualche settimana dopo l’arresto, con Feliziani, ci trovammo di rinforzo ad Urbino sulla piazza, poco piana, di fronte al monumento di Raffaello Sanzio mi disse: “Quando stavo per saltare addosso a Musolino vidi luccicare il pugnale e pensai – domani devo partire per la licenza ed ora questo mi uccide.- Poi aggiunse: “Nel compiere il viaggio di ritorno dalla licenza i viaggiatori del treno informati, non so da chi, che fui io ad arrestare il brigante Musolino, si affollarono nella vettura dove avevo preso posto e volevano stringermi la mano; sempre ne arrivavano di nuovi e tutti bramosi di particolari, tanto che quando scesi dal treno ero fortemente rauco”.

Nulla di più posso dire, anche perché qualche tempo dopo fui trasferito da Isola del Piano a Senigallia , e successivamente cambiai Legione e persi, così, il contatto con i miei simpatici amici Feliziani r La Serra, dei quali ho sempre serbato un affettuoso ricordo.
Quest’anno compio 80 anni, e ringraziano Iddio godo buona salute e quanto alla memoria ricordo fatti avvenimenti di oltre 55 anni fa come fossero recenti.

San Giacomo di Veglia, 2 gennaio 1957
                                                                                               Maresciallo Maggiore dei CC. In pensione
                                                                                                                                                                   Luigi Borsoi

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