dal libro “Luigi Borsoi
MEMORIE DI UN MARESCIALLO DEI CARABINIERI (1877-1967)” pag.86-88
a cura di Mario Borsoi
Prima di giungere a questo punto
della narrazione delle mie memorie, avevo già descritto alcuni particolari che
conseguirono l’arresto del brigante Musolino e per brevità qui ne allego una
copia.
Sul “Corriere della Sera” del 29.11.1956 è stata
riportata la notizia della morte dell’ex carabiniere Angelo Moretti che
partecipò alla cattura del brigante calabrese Giuseppe Musolino dopo uno
scontro a fuoco, nel corso del quale il brigante era rimasto miracolosamente
illeso.
Per la verità senza tema di
smentita, riferisco che il brigante Musolino non fu arrestato in uno scontro a
fuoco, ma in circostanze che qui di seguito descriverò.
In un pomeriggio avanzato dell’autunno
dell’anno 1901, i carabinieri, allora miei colleghi ed amici, Feliziani e La
Serra stavano eseguendo una delle normali perlustrazioni su una strada a pochi
chilometri da Acqualagna – mandamento di Fossombrone – quando a circa 20 metri
videro comparire, e venire loro incontro, un individuo sconosciuto
apparentemente forestiero e creduto un comune vagabondo.
Il carabiniere Feliziani, di
carattere sempre gioviale, specie quando si trovava i caserma, rivolgendosi al
vagabondo gli disse: “Ehi, dove vai?”. Lo sconosciuto, approfittando di una
stradina laterale che portava sull’aia di una casa colonica, dapprima allungò
il passo, poi, si mise a correre. Attraversò l’aia proseguendo per la campagna,
leggermente in pendio e coltivata parzialmente a vigneto, e dopo essere andato
a sbattere con il petto contro un filo di ferro, posto a sostegno delle
viti,cadde ed estrasse un pugnale.
I carabinieri appena lo videro
deviare dalla strada, e correre, si precipitarono all’inseguimento e riuscirono
a bloccarlo.
Il Feliziani, più veloce, riuscì
in un attimo a saltargli addosso afferrandogli la mano armata prima di dargli
il tempo di prendere posizione, salvandosi, così, da una reazione che avrebbe
potuto avere conseguenze gravi. E subito giunto il collega La Serra lo disarmarono
e lo ammanettarono.
Perquisito, gli trovarono pure
una pistola e nelle tasche un portafogli contenente circa 400 lire che propose
in regalo ai carabinieri se lo avessero lasciato libero. Non aveva documenti
d’identificazione.
Sull’aia della casa vi era una
contadina che udì il fuggitivo dire, mentre gli passava davanti: “I
carabinieri”. Quella donna poté assistere alla drammatica cattura del criminale
più temuto di quel tempo.
Tradotto in caserma e perquisito
più minutamente gli fu trovata appesa al collo una medaglietta con l’effige della Madonna d’Aspromonte.
Chiestogli le generalità rispose di essere “Nicola Colafiore” di Pescara.
Il Feliziani, dopo due anni
d’ansiosa attesa, aveva, qualche giorno prima, ottenuto una breve licenza da
trascorrere in seno alla propria famiglia e godere un po’ di libertà: perché in
quei tempi non vi era la libera uscita, ma soltanto servizio di caserma; vinse
la resistenza fatta dal suo superiore e partì
per il suo paese,credo in Umbria, il mattino successivo dell’avvenuto
arresto del “brigante Musolino”.
Il Comandante della stazione
telegrafò allora a Pescara per informazioni e la risposta fu negativa perché in
quel paese il nome di “Nicola Colafiore” era sconosciuto.
La medaglietta, il linguaggio ed
i connotati rilevati dal bollettino delle ricerche diedero forte motivo di sospettare
che l’arrestato fosse il “brigante Musolino”. Furono così invitati ad
Acqualagna il Sindaco d’Aspromonte ed un congiunto di Musolino: il Sindaco,
dopo un confronto, confermò; ed il congiunto negò di riconoscerlo. Solo due o
tre giorni dopo ammise d’essere Musolino, e disse che fu:”…chillu filo…” a
tradirlo.
Al carabiniere Feliziani, dopo
due giorni che si trovava in licenza, si presentò il medico del luogo per
dargli visione dell’articolo di un giornale che confermava che i carabinieri di
Acqualagna, qualche sera prima, avevano arrestato un individuo armato di
pugnale e pistola sospettato d’essere il pericoloso “brigante Musolino”. Il
Feliziani rispose che erano stati lui e il suo collega La Serra ad operare
quell’arresto. Poche ore dopo il Feliziani riceveva telegrafico ordine di
rientrare immediatamente alla stazione, essendo stato identificato in Giuseppe
Musolino l’arrestato.
Per tale operazione a Feliziani e La Serra fu concesso un premio
di 1000(mille lire) depurato da r.m.; rimasero da dividersi lire 925, e furono
messi a regolare corso d’istruzione per l’avanzamento al grado di Vice
Brigadiere.
Io, allora, appartenevo alla
stazione d’Isola del Piano, con giurisdizione quasi limitrofa a quella
d’Acqualagna. Per motivi di servizio avevo frequenti contatti con i predetti
carabinieri, e qualche settimana dopo l’arresto, con Feliziani, ci trovammo di
rinforzo ad Urbino sulla piazza, poco piana, di fronte al monumento di Raffaello
Sanzio mi disse: “Quando stavo per saltare addosso a Musolino vidi luccicare il
pugnale e pensai – domani devo partire per la licenza ed ora questo mi uccide.-
Poi aggiunse: “Nel compiere il viaggio di ritorno dalla licenza i viaggiatori
del treno informati, non so da chi, che fui io ad arrestare il brigante
Musolino, si affollarono nella vettura dove avevo preso posto e volevano
stringermi la mano; sempre ne arrivavano di nuovi e tutti bramosi di
particolari, tanto che quando scesi dal treno ero fortemente rauco”.
Nulla di più posso dire, anche
perché qualche tempo dopo fui trasferito da Isola del Piano a Senigallia , e
successivamente cambiai Legione e persi, così, il contatto con i miei simpatici
amici Feliziani r La Serra, dei quali ho sempre serbato un affettuoso ricordo.
Quest’anno compio 80 anni, e
ringraziano Iddio godo buona salute e quanto alla memoria ricordo fatti
avvenimenti di oltre 55 anni fa come fossero recenti.
San Giacomo di Veglia, 2 gennaio
1957
Maresciallo
Maggiore dei CC. In pensione
Luigi Borsoi
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