( da pag. 94 a pag. 95 del libro “Memorie di un Maresciallo dei Carabinieri 1867-1967 di Luigi Borsoi a cura di Mario Borsoi)
Al crepuscolo di uno di quei
giorni, una sera verso la metà di agosto, si presentò in caserma il Generale di
fanteria Carmagnola e chiese al brigadiere Menossi se nel paese vi fosse un
uomo conoscitore di quei monti e specie della linea di confine con l’Austria
per servirgli da guida, poiché in previsione di grandi manovre, in quei siti,
desiderava visitare e conoscere quei luoghi. E specie i confini che non erano
segnati; e anche noi venimmo, così, a conoscenza interpellando i proprietari
che ci indicavano fino a dove pagavano l’imposte all’Italia e per quale
superficie all’Austria.
Il brigadiere rispose che in
luogo non c’erano persone a cui fare affidamento, perché coloro che non
trovavano lavoro in paese, anziché scendere in Italia, salivano le valli e andavano
in Austria. E soggiunse: “Se desidera metto io a sua disposizione un
carabiniere che conosce i sentieri e i confini”.
Il Generale disse: “La missione
domattina alle cinque, sia pronto e partiamo”.
Fui comandato io. Parmi fosse il
12 agosto.
Prendemmo la via del sentiero
sopra il Cordevole, Laste, da dove specie con i binocoli si vedeva in
territorio Austriaco la strada che da Colle S. Lucia, passano sotto il Col di
(?) si dirigeva a Livinalongo e Andras e più in basso di questo paese un forte
di cui non ricordo il nome. Proseguimmo per Col Toront dove sostammo per la
colazione a base di pane, cotolette di vitello e formaggio e poco vino che
l’attendente del Generale portava in sacca. Proseguimmo poi pel passo Fedaia
con difficoltà poiché i segni del pericolo sul sentiero, in forte pendio sul
monte, erano stati cancellati dalla neve caduta durante la notte. Proseguii io
davanti sul segno della piccola ondulazione e senza inconvenienti giungemmo al
passo Fedaia confine con l’Austria, ai piedi del ghiacciaio della Marmolada.
Scendemmo poi alla Malga Ciapela e passati i serrai di Sottoguda, erano circa
le ore diciotto, mi congedò ringraziandomi.
Egli vestiva l’abito borghese e
così il suo attendente, e non desiderava essere visto, con me in divisa, arrivare
a Caprile. Durante il percorso mi ha rivolto tante domande e seppi rispondergli
con tanta franchezza.
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