venerdì 21 gennaio 2011

A Cavallo

“A Cavallo” è il titolo dell’esposizione dei lavori recenti di Sonia Ros, un titolo che vuole rendere omaggio alla XVI Manifestazione del Palio delle Contrade di Cappella Maggiore e insieme all’iter artistico di una pittrice acuta e sensibile, impegnata a percorrere la scena europea con soluzioni narrative in continua evoluzione e di grande impatto visivo.

Da sempre attratta da una figurazione che suggerisce ma non rivela , da un gioco metamorfico di forme, da perimetri curiosamente concatenati e allusivi di substrati vitali e primordiali, , l’artista sembra giungere, qui, ad una maggiore definizione e forza compositiva , ad una costruzione più rigorosa del mondo che appare in superficie. Il fondo emerge più chiaro, compatto, mostra colori intensi e saturi, di una bellezza certe volte adamantina e su questo schermo piatto, puro e levigato, Sonia Ros da corpo a visioni contaminate dove la rappresentazione è riconoscibile da qualche dettaglio che i titoli delle opere inducono a svelare.

Sfilano, secondo una sequenza personale di codici, brani pittorici appartenenti ad una narrazione ibrida che misconosce il confine di umano e animale, di razionale e irrazionale, di geometria e astrazione.
Un universo di forme ectoplasmatiche, amebiche, ingigantite nelle enormi dilatazioni parietali, si lega ai profili vagamente identificabili di membra umane spezzate, disarticolate, proiettate in un vuoto pneumatico che le avvolge e le tiene sospese.

Inserti meccanici, rigidi e spigolosi, campiture monocromatiche prevalentemente di colore nero, delimitate e precise, oppongono resistenza alle deformità naturali e sembrano controllare l’espandersi eccessivo delle membrane e delle pelli che racchiudono sostanze indecifrabili.

L’assenza di gravità e di qualsiasi logica spazio-temporale consegnano la visione al dominio dell’immaginazione e di un’affabulazione intrisa di reminiscenze iconografiche primitive, ancestrali, sorprendentemente poco umane. Si tratta di composizioni che tolgono il fiato, quasi spaventano per le inaspettate vertigini associative, per le germinazioni progressive che affiorano in superficie senza pretese di senso, per gli accenti cromatici forti(gli aranci, i rossi, i blu), disposti spesso in modo chiastico e i trapassi tonali inusitati, leggeri e impalpabili nelle variazioni dei grigi, e degli ocra.

Le tele di Sonia Ros non si accontentano di uno sguardo, urtano il pensiero, emozionano i sensi, spiazzano la comune sintassi visiva e al binomio natura-artificio riportano le curiose successioni di parti molli e parti compatte, di linee curve e rette implacabili superfici squamose, sfaldate e zone acuminate perfette, quasi uncini violenti dentro l’assemblaggio compositivo.

Non si ferma l’urgenza creativa di una mente da sempre tesa a sfondare il limite del certo per varcare la soglia , sicuramente più attraente, dell’ipotetica e ineffabile alchimia espressiva, regno indiscusso della pratica artistica.

Lorena Gava

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