La mia terra aveva i gelsi
con le more bionde e blu.
La mia terra aveva i larìn affumicati,
ora usa termosifoni di ghisa colorati
La mia terra non è più
come la vedo nei miei sogni brevi come un bruco:
folte siepi di umile sambuco
con le foglie verdi e bacche blu.
La mia terra non legge i miei versi appassionati,
scritti in esilio in momenti disperati.
La mia terra, una sera che è un po’ distratta,
me la prendo e nessuno saprà dov’è andata.
Chissà se la mia terra mi accoglierà clemente
quando morirò: tanto è l’ultima volta, veramente.
La mia terra, la mia terra!
Ma la mia terra non c’è più.
Nerio de Carlo
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