venerdì 9 luglio 2010

ELOGIO DELLA STUPIDITA'


Dallo scuola-bus giallo erano scesi due ragazzi del paese e un adulto con il cane decrepito e mite. Non si sapeva chi fosse il forestiero. Anche la scelta del mezzo di trasporto, destinato agli scolari, sembrava insolita. C’era infatti un autobus di linea due volte al giorno, ma era poco frequentato. I maligni evitavano questa corriera con il pretesto che il conducente sarebbe stato un fervente sostenitore della reincarnazione, ma forse il vero motivo era da ricercarsi nel prezzo. L’uomo si avviò verso una casa vicina alla falegnameria, estrasse una chiave ed entrò. Quella dimora era nota come la casa dell’Inzaccheratore.
In paese tutti si chiedevano chi fosse lo sconosciuto che sembrava una minoranza estrema. Gli anziani sostenevano che egli avesse trascorso la gioventù proprio in paese, ma poi sarebbe emigrato. Al di sopra dei pensieri c’è sempre l’immaginazione.
Oh, l’emigrazione!- Il fenomeno trasforma la terra di ognuno in terra estranea. Nessun colore potrà mai invadere la felicità o la disperazione degli emigrati. Essi hanno la memoria sulla destra e il ricordo sulla sinistra. L’anagramma di regime è emigrè e anche il regime alimentare non è che un altro modo per alimentare il regime. Si dice che nel sesto giorno la creazione fosse terminata con la comparsa dell’uomo. Dal primo uomo sarebbero quindi derivati sia il fattore genetico, sia le anime che avrebbero vivificato il genere umano. Alcune di queste anime fuggirono tuttavia e seguirono vie diverse da quelle delle altre: sarebbero le anime degli emigrati.

Qualcuno sosteneva che il personaggio avesse lavorato in principio presso una ditta di spedizioni. Qui sarebbe avvenuto un fatto particolare. In un giorno climaticamente accettabile l’addetto all’invio dei piccoli pacchi sarebbe stato convinto da un collega buontempone che fosse imminente una nevicata e che era quindi consigliabile approntare la slitta, piuttosto che il solito carrello per la consegna dei pacchi alla Posta. Per evitare il possibile contagio della prurigine di stupidità il nostro personaggio avrebbe cambiato datore di lavoro. Comprensibile. Seguirono altri impieghi pubblici anche ben retribuiti. L’attività principale era costituita stavolta da interminabili riunioni di lavoro. Queste avevano luogo in una sala dove avrebbe ben figurato un cartello con l’invito di lasciare “calzature e teste all’ingresso”, come si leggeva nella sede di una setta religiosa non meglio definita. Tale abitudine aveva lo scopo di evitare che la responsabilità per le frequenti decisioni rovinose o inutili fosse attribuita a qualcuno. – Le determinazioni delle riunioni di lavoro, spesso contrassegnate dal fatto che si parlava di lavoro senza mai dire qualcosa, venivano infatti assunte collegialmente. Un marchingegno per nascondere la realtà: taluni responsabili non sapevano proprio quello che volevano, ma lo volevano subito. Sia detto per inciso, ma anche i Proci a Itaca agivano collegialmente. Nessuno di loro era individualmente colpevole. Secondo la Giurisprudenza attuale, essi non avrebbero nemmeno commesso gravi reati. Ulisse, invece, sarebbe stato accusato di strage premeditata. - Una continua delusione insomma.

Quanto costa una delusione? Non poco in termini di energie, tempi di percezione ed elaborazione, sfiducia generale o frazionata, eventuali ripercussioni economiche. Si può dire che il disagio di un disinganno perdura poi nel tempo e può influire sul futuro con incerte dimensioni. Esso può inoltre indurre a fidarsi più dei nostri disgusti che dei propri gusti, anche se gli individui si comportano diversamente gli uni dagli altri.
Il maestro del paese aveva le informazioni. L’uomo avrebbe fatto una brillante carriera come ricercatore. Egli sarebbe stato perfino sul punto dio scoprire il rimedio contro la stupidità. Come ognuno sa, la fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede invece benissimo. Quando la notizia trapelò, al grande laboratorio in cui lo studioso lavorava furono infatti sospesi i contributi statali per la ricerca.
Il disoccupato avrebbe allora comperatola casa dell’Inzaccheratore.

Nessuno sapeva perché mai quel luogo si chiamasse così. Qualcuno riteneva che quando il vecchi Impero fu sostituito dal nuovo Regno, il regime avesse inviato in paese un incaricato per decaffeinare l’antico linguaggio. L’Inzaccheratore, appunto. Col tempo si sarebbe in tal modo conseguita una parlata che non somigliava né alla lingua dominante, né a quella dei vecchi: una specie di ninna-nanna suonata con un trombone, ecco.

Il cane del forestiero era l’unico a mantenere i rapporti tra la casa dell’Inzaccheratore e la vicina falegnameria. L’artigiano costruiva casse da morto. Gli affari erano tuttavia miseri a causa della produzione in serie oramai imperante. L’attività era stata dunque convertita e vi si facevano ormai casse da morto per cani. Il settore non era ancora inflazionato e il mercato tirava. In fin dei conti anche l’amore per gli animali è un buon incentivo per il commercio. Il cane del nuovo arrivato faceva dunque da modello per il collaudo delle piccole bare.

Tutto bene quindi. Ma come poteva vivere un uomo solo,anziano e apparentemente senza mezzi? La curiosità aumentò quando si seppe che egli aveva comperato in contanti anche la tomba del Tessitore.. non si trattava di una tomba vera e propria in cimitero, ma di una semplice fossa, sulla quale ognitanto si posava un lucherino olivastro sul dorso e giallo sul petto. Si dovette procedere a varie consultazioni per identificare il perimetro esatto, poiché non c’erano indizi visibili.
“Dovrebbe essere accanto alla fossa del Fabbro”, ricordavano alcuni.
“No, la tomba del Tessitore era più in là, accanto a quella del Portalettere”, sostenevano altri.

Da dove proveniva il denaro tuttavia? Qualcuno sospettava dei risparmi. La magliaia era più informata. Da un po’ di tempo molti, soprattutto donne in dieta sentimentale, giungevano in paese, chiedevano quale fosse la casa dell’Inzaccheratore e vi si recavano, si diceva. Il nuovo arrivato doveva avere dei poteri speciali e più precisamente in campo sentimentale, si bisbigliava. Con una certa somma si poteva incontrare la ragazza o il partner dei propri sogni. Il triplo per sposarlo. La metà per una cena con un bacio stradale. Un terzo solo per sognarlo. Con la quantità, se non proprio con la qualità delle applicazioni, si arrivava ad una bella somma giornaliera, esentasse naturalmente. Alla fine dei conti la mancata scoperta e commercializzazione della pillola contro la stupidità si sarebbe veramente rivelata un buon affare. Ma a ben ragionare i tempi non furono mai migliori, se si pensa a Giobbe. E anche il clima non dovette essere un gran che, se si pensa a Noé.

Nerio de Carlo

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