venerdì 9 luglio 2010

CHI DI VOI E' SENZA PECCATO.

La sera scende ovunque dal cielo come una tregua malinconica nel paese solcato dal fiume anonimo irrequieto, essa sorge tuttavia come un’onda liquida e con odore di pesca matura dai prati e dai campi, che sono la cassaforte della terra. E a quella luce rosea i grilli sono soliti cantare il loro rosario di lodi, mentre il volo del pipistrello sembra uno scialle di seta che morbidamente fluttua nel vento.
Non accadeva praticamente nulla nel paese non ancora pizza dipendente e così vicino ai monti, che sono in definitiva i massimi pesi di questo mondo nonché attrazione liberatrice da certe condizioni del presente. Un misfatto avrebbe inoltre potuto, secondo un calcolo statistico, verificatosi solo ogni 889 anni in quel luogo situato in uno spazio imprecisato tra Venezia e Vienna, distante da ogni realtà senza metamorfosi, piantata in un eterno presente. Anche la genialità delle cornacchie non incuriosiva più. Funzionava così: i neri uccelli portavano le noci raccolte in un crocicchio quando l’unico semaforo era rosso. Appena il verde si spegneva, si affrettavano poi a raccogliere i frutti schiacciati dalle ruote dei pochi veicoli di passaggio. L’esperimento non sarebbe stato naturalmente da ripetersi in certe località disordinate, poiché nessuna delle bestiole sarebbe sopravvissuta. Tutto qui.
Era ovvio che la gioventù si annoiasse in un ambiente simile: cimitero senza lumi dove si credeva che l’amore platonico fosse un sistema contraccettivo del passato, anziché un punto d’appoggio perfino più saldo di quello immaginato da Archimede per sollevare la terra. Non destava quindi meraviglia che qualche ragazzo diventasse talvolta e per diversivo, per così dire, affluente minore del fiume.
Ogni tanto la novità era costituita da processioni religiose attraverso i campi tinti di giallo dai fiori del soffione. Il massimo dell’intraprendenza si realizzava poi in rare recite all’aperto, inscenate da ragazzi e ragazze su temi religiosi, come la Passione, il Natale, la cacciata dei mercanti dal tempio, il cammino di Gesù sulle acque, la guarigione dei ciechi, ma non della cecità, per opera del Messia …- Il parroco aveva letto per l’appunto qualche giorno prima un passo del Vangelo di San Giovanni:”Ora gli scribi e i Farisei condussero una donna colta in adulterio, e, dopo averla messa nel loro mezzo, gli dissero: - Maestro, questa donna è stata colta nell’atto di commettere adulterio. Nella Legge Mosè ci ha prescritto di lapidare tale sorta di donne. Realmente che ne dici? – Naturalmente dicevano questo per metterlo alla prova, onde avessero qualche cosa di cui accusarlo. Ma Gesù si chinò per scrivere col dito per terra. Persistendo essi nell’interrogarlo, si drizzò e disse loro: - Chi di voi è senza peccato le getti per primo la pietra. E chinatosi di nuovo scriveva per terra. Ma quelli che avevano udito questo uscirono ad uno ad uno, a cominciare dagli anziani, ed egli fu lasciato solo, e la donna che era nel mezzo”.

L’argomento si prestava per un breve dramma. L’attesa colava come cera fusa lungo le candele. Fu scelto quale palcoscenico un tratto della riva dove lo strame frusciava e le acque del fiume avevano formato una specie di spiaggia con tanto di sabbia fine bagnata: un habitat favorevole sia al Martin pescatore sia al Martin peccatore. Nessuna difficoltà ci fu per la scelta di quanti dovevano rappresentare gli Scribi e i Farisei: alcuni con sembianti da crisantemo, altri con la faccia da biomassa e denti che galleggiavano nella bocca. Il loro portavoce, diabetico per troppa sdolcinatezza, avrebbe dovuto in definitiva pronunciare soltanto poche parole!
Le difficoltà si presentarono quando si trattò di scegliere coloro che dovevano sostenere la parte di Gesù e della donna accusata di atti compiuti, si fa per dire, nell’esercizio della propria femminilità. Nel primo caso non poteva essere uno qualunque, ma uno che almeno sapesse scrivere. Si optò quindi per il maestro della scuola e la scelta fu gradita a tutti perché un maestro è pur sempre un donatore di neuroni. Nel secondo caso, poiché nessuna donna comprese quelle sotto la soglia minima della desiderabilità, voleva assomigliare al personaggio evangelico di cui si trattava, sebbene non fosse prevista la pronuncia di parole,
si dovette procedere per estrazione a sorte. Toccò a una giovane bellastra con caviglia levriera, curve sapienti e occhiali da sole simili a fogli di fico per nascondere lo sguardo di due occhietti fritti nel rossore. Costei, così si mormorava , era amante dei cavalli. In senso metaforico, naturalmente. Meno metaforica sarebbe stata invece la sua abilità nell’incontrare un peccator cortese mentre la madre stava dormendo. Si può comprendere: dopo tutto anche l’anima ha un corpo. – Questa scelta fu infine convincente, poiché ci sarebbe stata una indiscutibile coincidenza con la realtà. Nessuna avrebbe potuto interpretare quella parte meglio di lei, così si mormorava.

La rappresentazione ebbe luogo di domenica pomeriggio sotto un cielo raffermo aveva cessato di piovere. Non per questo comunque il governo era diventato meno ladro, tanto per stare a un antico detto popolare. La veste senza cucitura di Gesù era stata confezionata dalla tessitrice del paese. Gli spettatori, in parte coniugi con qualche carenza, erano curiosi e interessati. Capitava di rado un evento come quello, perbacco. Gli Scribi e i Farisei avevano un vestiario approssimativo, ma originale. La donna accusata non era vestita proprio come una santa , ma non importava molto poiché soltanto le vere sante sarebbero donne ideali. Tutto andò molto bene. I battimani e la soddisfazione del pubblico furono quanto mai meritati.
La ragazza che aveva interpretato l’adultera aveva tuttavia un desiderio: leggere quanto ripetutamente era rimasto scritto nella sabbia per aderenza al racconto evangelico. Quelle parole lasciate ad asciugare al chiaro di luna la inquietavano perché la luna è il sole della notte. Ritornò quindi con andatura autoinguinante e ammiccamento ombelicale sulla riva del fiume prima che si facesse buio e trascrisse quanto riteneva di aver letto:” Quanti credono di aver successo in amore non sperano più, perché sono illusi di aver raggiunto il loro scopo. Coloro che pensano di aver avuto definitivamente successo in amore, cioè di avere sottoscritto con l’amore un patto indissolubile, sappiano che essi rischiano di diventare cornuti dell’amore”. E infine:”Non si debbono porre i topi a guardia del formaggio, poiché non si è mai abbastanza cauti nella scelta dei propri contemporanei”.


Tutto intorno era buio. La luna illuminata solo nella guancia, calava verso occidente. Sembrava di udire il cigolio del Grande Carro nell’alta sommità della notte. Invece era l’usignolo nella fratta presso il ponte. Anche il canto di un uccello diventa responsabilità quando suscita emozioni.

In un incontro occasionale il maestro spiegò il significato di quanto aveva scritto. Le prime parole vogliono dire che , affinchè i sogni si avverino, bisogna prima di tutto svegliarsi. L’altro avvertimento riguarda la prudenza in ogni circostanza. Ci sono casi in cui il peccato è celato nella apparente regolarità e non viceversa. Bisogna quindi diffidare di quanti accusano il prossimo: potrebbero farlo per interesse o mossi dall’invidia. Tutto ciò con la massima riserva e cautela, soggiunse il maestro. Gesù e la donna erano stati infatti lasciati completamente soli, come assicurava il testo originale. Non c’era anima viva intorno a loro. Non si comprende quindi come sia poi stato possibile che terze persone descrivessero fedelmente ogni gesto e ogni parola.

Nerio de Carlo

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